Marta, la Tartaruga Infelice

Riflessioni a voce alta sulla vita di Marta e la sua casa

Ogni volta che l’acqua arriva, porta via qualcosa di Marta: pezzi del suo rifugio, del suo spazio vitale, della tranquillità che una tartaruga dovrebbe avere. E non colpisce solo lei. Il parco è ancora pieno di tronchi, detriti e fango che in alcuni punti supera i 20 centimetri. I giochi dei bambini sono inagibili, sopravvissuti a una tempesta.

Marta non è una tartaruga qualunque. Abita nel Parco della Bassa Benfenati, un luogo che dovrebbe essere pieno di voci di bambini, risate e giochi, ma che per la maggior parte del tempo rimane silenzioso e desolato. Marta, però, non è infelice perché le manca la compagnia—anche se, forse, un po’ sì—ma perché la sua casa è ormai sopravvissuta alla quarta alluvione.

E allora nasce spontanea una riflessione:
Marta sarebbe più felice se la sua casa fosse altrove?
In un luogo dove l’acqua e il fango non arrivano puntuali a distruggere tutto, dove non deve ricominciare ogni volta da capo.

Perché Marta, in fondo, è solo una tartaruga. Ma rappresenta un’intera comunità: quella di chi vive, gioca e sogna in un luogo che merita di essere al sicuro dal fiume, protetto non solo per oggi, ma per il futuro. Non si tratta solo di salvaguardare uno spazio, ma di garantire la sicurezza di chi lo abita, lo vive e lo ama.